Il sondaggio M&G YouGov sulle attese di inflazione

Oggi abbiamo lanciato il sondaggio M&G YouGov sulle aspettative di inflazione dei consumatori a breve e medio termine. Questo è davvero il momento migliore per rilevare le opinioni degli acquirenti, in un quadro caratterizzato da tassi di interesse ai minimi storici, dall’esperimento del QE e da un acceso dibattito politico sulla reale efficacia dell’austerity.

Oggi esistono alcune indagini sull’inflazione attesa dai consumatori, ormai una componente chiave della politica monetaria.  Il nostro sondaggio, però, si distingue dagli altri sotto vari aspetti.

In primo luogo, è l’unico nel suo genere a formulare sei domande uguali ai consumatori di nove Paesi di Asia ed Europa. Svolto su base trimestrale dalla società di ricerche di mercato YouGov, il sondaggio si rivolge a un campione di 8.000 persone per ottenere risultati sempre aggiornati e di rilevanza statistica. La ricerca si basa su panel ponderati e rappresentativi della popolazione adulta del Paese interessato.

In secondo luogo, le risposte degli intervistati di Regno Unito, Austria, Francia, Germania, Hong Kong, Italia, Singapore, Spagna e Svizzera consentiranno a politici e investitori di analizzare l’evoluzione delle attese inflazionistiche nel tempo in questi nove Paesi. Ma soprattutto forniranno indicazioni utili per capire se tali aspettative non sono più ben ancorate. Ciò potrebbe determinare una variazione del tasso di cambio nominale, incidere su consumi, decisioni di investimento, salari e prezzi, oltre a mantenere l’inflazione al di sopra del target più a lungo di quanto previsto dalle banche centrali.

Infine, nella formulazione dei quesiti, la nostra indagine segue le migliori prassi sviluppate dalla Federal Reserve di New York. A fine 2006, la banca centrale ha partecipato a un’analisi di fattibilità con economisti di spicco e psicologi della Carnegie Mellon University per perfezionare i parametri di valutazione delle attese inflazionistiche e salariali. È possibile consultare i risultati del progetto, presentati nel 2010, cliccando qui. In particolare, come rilevano alcuni ricercatori, colpiscono i limiti dei sondaggi oggi disponibili.

Per esempio, l’indagine condotta da Reuters/Università del Michigan non chiede agli intervistati di fare una previsione sulla variazione del “tasso di inflazione”, bensì dei “prezzi in generale”. Secondo i ricercatori, questa espressione lascia spazio a diverse interpretazioni inducendo a un’analisi basata sulla propria personale esperienza anziché sull’andamento generale dei prezzi.

Per superare questo limite, invece di chiedere quali saranno i prezzi in generale, nel nostro sondaggio interroghiamo i consumatori sull’inflazione annua attesa a 1 e 5 anni. Ai partecipanti chiediamo inoltre se sono preoccupati dal carovita, come potrebbe cambiare il loro reddito netto in 12 mesi, se la loro banca centrale nazionale sta adottando misure adeguate per raggiungere l’obiettivo di stabilità dei prezzi e se il governo sta perseguendo la giusta politica economica. Tali quesiti dovrebbero consentirci di sondare la percezione dell’opinione pubblica circa la credibilità delle banche centrali e dei governi.

I primi dati del sondaggio sono riportati di seguito. La prossima relazione sarà disponibile a settembre.

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Dal sondaggio M&G YouGov condotto a maggio 2013 emerge che nella maggior parte dei Paesi presi in esame i consumatori prevedono un’inflazione superiore agli attuali livelli sia a 1 anno che a 5 anni. Nel Regno Unito ci si aspetta un aumento dei prezzi superiore al target CPI del 2,0% a 1 e 5 anni fissato dalla Bank of England. Tutti i Paesi dell’Unione economica e monetaria (UEM) che hanno partecipato al sondaggio stimano un’inflazione pari o superiore al target CPI del 2,0% a 1 e 5 anni fissato dalla BCE. Tutti i Paesi prevedono un’inflazione superiore tra 5 anni rispetto ad oggi, mentre quattro (Hong Kong, Italia, Singapore e Spagna) pensano che sarà pari o superiore al 3,0% tra 1 anno. Dall’indagine emerge un dato incoraggiante, ovvero il segnale di un calo dell’inflazione attesa a breve e medio termine in alcuni Paesi rispetto ai livelli osservati in febbraio.

Siamo convinti che la relazione costituirà un documento prezioso per le banche centrali, soprattutto perché abbiamo elaborato una serie temporale per i prossimi due anni che ci consentirà di monitorare i possibili trend in atto. Le dichiarazioni di Ben Bernanke, Mark Carney e Mario Draghi rimarcano l’importanza delle attese di inflazione per il raggiungimento della stabilità dei prezzi e dei conseguenti vantaggi economici. Attese rilevanti anche per consumatori e mercati, in un momento in cui potrebbe verificarsi un Cambio di regime delle banche centrali, con una maggiore attenzione ai tassi di indebitamento e disoccupazione che al target di inflazione e alla stabilità dei prezzi. Quel momento non è ancora arrivato, ma iniziative come il sondaggio M&G YouGov potrebbero essere le prime a rilevare che le attese di inflazione non sono più saldamente ancorate. E sarà allora che le banche centrali dovranno affrontare la prova più difficile – mantenere la credibilità nella lotta contro l’inflazione.

 

Il valore e il reddito degli asset del fondo potrebbero diminuire così come aumentare, determinando movimenti al rialzo o al ribasso del valore dell’investimento. Possibile che non si riesca a recuperare l’importo iniziale investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.

Anthony Doyle

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