Il sondaggio di M&G sulla credibilità della Banca centrale: effetto Carney?

Nell’ambito del Sondaggio M&G YouGov sulle aspettative di inflazione, condotto da YouGov fra i consumatori di Regno Unito, Europa e Asia, abbiamo ritenuto utile inserire qualche domanda sulla percezione della capacità delle banche centrali di raggiungere l’obiettivo di inflazione e sulla probabile efficacia delle politiche fiscali adottate dai vari governi.   Probabilmente non vi sorprenderà scoprire che gli europei in generale non hanno un’opinione molto elevata della BCE né dei rispettivi politici (anche se la Francia colpisce per i bassi livelli di fiducia nei confronti di entrambi, forse per riflesso del grado di stagnazione economica nel Paese, nonostante i segnali di ripresa in altre aree dell’Eurozona).  Ma è stato il Regno Unito a vedere l’aumento più marcato della fiducia nei confronti della sua banca centrale, ossia la Banca d’Inghilterra.

Mark Carney è stato nominato 120° presidente della Banca d’Inghilterra alla fine di novembre 2012, in coincidenza del lancio del nostro primo sondaggio trimestrale.  All’epoca, solo il 28% delle oltre 2000 persone intervistate che avevano espresso un’opinione (escludendo le risposte “non so”) si dichiarava fiduciosa che “la banca centrale stesse adottando le giuste politiche per raggiungere l’obiettivo di stabilità dei prezzi” (un’inflazione di circa il 2%) in un orizzonte di medio periodo (ossia nei 3-5 anni successivi)”.  Il nostro ultimo sondaggio mostra che in ogni trimestre da allora (e Mark Carney ha assunto il ruolo il 1° luglio 2013), questa percentuale è aumentata.  L’ultimo trimestre evidenzia l’incremento più consistente, con il 55% degli intervistati convinti che la Banca stia seguendo le giuste politiche per conseguire la stabilità dei prezzi nel medio termine.

Sondaggio di M&G sulla Credibilità della banca centrale

E non sono mancati gli incidenti di percorso nel regime di indicazioni prospettiche adottato dall’istituto centrale (con i rendimenti sui gilt e la sterlina tendenti al rialzo ogni volta che Carney diffondeva altre comunicazioni).  Ma allora perché la fiducia nella Banca d’Inghilterra è quasi raddoppiata fra la popolazione del Regno Unito?  Beh, è l’economia.  Quella britannica è stata una delle economie sviluppate con il tasso di crescita più rapido nell’ultimo anno, quando il PIL è aumentato al ritmo del 2,7% su base annua, dopo un paio di anni in cui era sembrato che dovesse restare bloccato per sempre intorno all’1% se non addirittura al di sotto.  Riguardo alla credibilità, è notevole che, per la prima volta dal punto più profondo della crisi finanziaria nel 2009, l’inflazione dell’indice dei prezzi al consumo (IPC) sia tornata al di sotto dell’obiettivo del 2% indicato dalla Banca d’Inghilterra.  A un certo punto del 2011, l’IPC era arrivato addirittura sopra al 5% su base annua. E sebbene i salari reali siano ancora in calo, quelli nominali hanno cominciato a risalire negli ultimi mesi, quindi l’impatto sul reddito dei lavoratori si sta attenuando.

Situazione ideale? IPC in calo e salari in aumento nel Regno Unito

Il nostro sondaggio non è l’unica statistica a rilevare una fiducia nella Banca d’Inghilterra elevata e in aumento.  Le banche centrali tendono a usare le obbligazioni indicizzate per stabilire se gli operatori di mercato considerino più o meno ancorate le aspettative di inflazione.  Bisogna ricordare che i gilt indicizzati sono quotati in base all’indice dei prezzi al dettaglio (RPI), piuttosto che all’IPC, e che secondo le stime il “cuneo” a lungo termine fra i due indicatori è di circa l’1,1% nel medio periodo (potrebbe essere più ampio in un ambiente di tassi in aumento, dato che l’indice RPI contiene una quota maggiore di pagamenti degli interessi ipotecari).  L’attuale tasso di inflazione di pareggio a termine a 5 anni – ossia l’inflazione media scontata dal mercato nei cinque anni dal 2019 al 2024, escludendo quindi il ciclo attuale e guardando alle aspettative di inflazione a medio termine – è pari al 3,35%, in calo dal 3,65% registrato alla fine di novembre dell’anno scorso.  Sottraendo il cuneo, si ottiene un’inflazione dell’IPC prevista dal mercato al 2,25% in un’ottica di medio termine.  Questo livello è di poco superiore all’obiettivo, ma considerando gli ultimi anni di storia, in cui la banca centrale ha ampiamente mancato il target, potrebbe riflettere una maggiore credibilità.  Va detto, però, che questo parametro in genere si è rivelato piuttosto stabile (media del 3,5% su 5 anni), quindi non stiamo parlando di un divario di credibilità significativo fra la BoE di King e quella di Carney.

Tasso di inflazione di pareggio a termine a 5 anni nel Regno Unito

 

Il valore e il reddito degli asset del fondo potrebbero diminuire così come aumentare, determinando movimenti al rialzo o al ribasso del valore dell’investimento. Possibile che non si riesca a recuperare l’importo iniziale investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.

Jim Leaviss

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