Che cosa ci dice il crollo dell’indice Baltic Dry sulla crescita globale?

Il Baltic Dry Index (BDI) è l’indice che traccia quotidianamente l’andamento dei costi del trasporto merci su varie rotte delle navi dry bulk (ossia quelle che trasportano rinfuse secche) in base ai dati forniti dai mediatori marittimi al Baltic Exchange di Londra.  Da marzo l’indice ha perso oltre il 50%, un calo che gli economisti temono possa riflettere un rallentamento generalizzato del commercio globale. Le rinfuse secche comprendono cemento, carbone, minerali e derrate alimentari come il grano. Poiché la Cina importa molte di queste merci per sostenere il proprio modello di crescita orientato agli investimenti, un crollo della domanda di navi che trasportano rinfuse secche in Cina potrebbe essere il segnale di una rapida decelerazione del Paese.  Ciò, ovviamente, si ripercuoterebbe anche sulle economie maggiormente dipendenti dalle esportazioni verso la Cina: è il caso di Australia, Cile, Sudafrica e Corea del Sud , il cui export è destinato per il 21%-36% alla Repubblica Popolare.

Naturalmente, però, la domanda di spazio sulle navi rappresenta solo metà dell’equazione.  Di fronte alle crescenti aspettative di una fine della grande crisi finanziaria e a tassi di crescita in Cina del 7-9%, la cantieristica navale ha registrato una netta espansione.  Dal 2010 l’offerta di rinfuse secche ha evidenziato una crescita annua compresa fra il 5% e oltre il 15% e quasi sempre superiore a quella della domanda, con una conseguente frenata dei prezzi.   La questione non riguarda solo le rinfuse secche, ma anche il grande eccesso di offerta di navi container.  Le società di trasporto stanno cercando soluzioni a questi problemi. Ad esempio, dal 2011 al primo trimestre del 2014 la durata di vita media delle navi fino alla demolizione è scesa da 28 a 21 anni; il 4% della flotta è inattiva; le imbarcazioni hanno rallentato la velocità di navigazione per risparmiare sul carburante e sui costi derivanti dalla giacenza in porto; infine, le società di trasporto annullano gli ordini di nuove navi (nel 2013 il 32% delle unità ordinate non è stato consegnato per ritardi o annullamenti).  Ma nel 2014-2015 il problema dell’eccesso di offerta non è destinato a migliorare, anzi.

Alla luce di quanto sopra, cosa ci sta dicendo l’indice Baltic Dry sulla crescita e sul commercio globale? All’inizio eravamo un po’ scettici: in passato, tra questi fattori c’era una buona relazione (abbiamo affrontato l’argomento in questa sede nel 2011), ma forse dopo il boom dell’offerta l’indicatore ha perso potere.  In realtà, la correlazione tra il commercio globale e il BDI si è rivelata MOLTO buona.  Secondo quanto emerge dal CPB World Trade Monitor, la relazione mensile pubblicata dall’Ufficio per l’analisi di politica economica (CPB) dei Paesi Bassi,  il volume del commercio globale è diminuito dagli ultimi mesi del 2013. A maggio si è registrato un calo dello 0,6% su base mensile anche se, a fronte della volatilità e dei fattori stagionali, la media mobile a 3 mesi è preferibile alla misura del trimestre precedente.  Il grafico seguente illustra l’andamento del commercio globale: dopo la forte accelerazione del 2010, negli ultimi due anni ha notevolmente rallentato la corsa, per poi evidenziare una breve ripresa a metà 2013 che si sta però indebolendo progressivamente.  Nel primo trimestre del 2014, si è osservato un momentum negativo del commercio globale.  Dal confronto tra l’indice Baltic Dry e i dati sul commercio mondiale, a prima vista non sembra sussistere una relazione stretta; il coefficiente di correlazione è però pari a 0,74 (forte) con un valore t di 7,83 (un livello estremamente elevato e significativo in termini statistici).

Baltic Dry vs World Trade - Chart - v01 - CHART 1_IT

Nel nostro ultimo contributo sul Baltic Dry Index, abbiamo già osservato che ci sembrava un buon indicatore di tendenza per i rendimenti dei Treasury USA decennali, in quanto un calo del BDI lasciava presagire una riduzione del PIL giustificando quindi tassi più bassi.  Infatti, la flessione dell’indice a inizio 2011 è stata un segno premonitore del forte rally dei Treasury 3 mesi dopo.  Oggi esiste ancora una relazione fra queste due misure, ma sfortunatamente per noi gestori di fondi obbligazionari sono i rendimenti dei Treasury che anticipano le oscillazioni del BDI (perciò, armatori approfittatene!).  Tuttavia, nello stesso periodo di tempo preso in considerazione dal grafico precedente, sussiste ancora una discreta correlazione se si ricorre al BDI come indicatore di tendenza a 3 mesi. In questo caso, l’indice sembra avere un certo potere di previsione.

Baltic Dry as Leading Indicator for 10Y Treasury Yield - Chart - v01 - CHART 2_IT

Continueremo quindi a osservare attentamente l’indice Baltic Dry per la stessa ragione per cui ci piace il Billion Prices Project per l’inflazione.  Non è certo facile trovare una misura giornaliera disponibile al pubblico, consultabile almeno un mese prima dei dati ufficiali e anche molto precisa.

Il valore e il reddito degli asset del fondo potrebbero diminuire così come aumentare, determinando movimenti al rialzo o al ribasso del valore dell’investimento. Possibile che non si riesca a recuperare l’importo iniziale investito. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.

Jim Leaviss

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